11 dicembre 2011

Come frenare su una fissa (coi guanti pero'!!!!)

1 commento:

  1. Questo e' il mitico Vanni Pettenella!!

    Un bell’articolo di Pastonesi dal sito della gazzetta
    MILANO - Le provava tutte, il Vanni, Pettenella Giovanni detto il Vanni, che ha “cominciato col pallone, pulcino del Milan, ma mio padre era stato ciclista, dilettante, e certe cose rimangono nel sangue. “Fa’ tre corse, se ne vinci una…”, mi disse, senza finire la frase, cosi’ io ci potevo mettere di tutto, perfino una bicicletta di seconda mano, pero’ da corsa. Vinsi la terza corsa a Ronago, fra Como e Chiasso, arrivo in salita. Da non credere, ma in salita andavo bene”. Le provava tutte, il Vanni, che se qualcuno lo chiama Giovanni, lui non gira neanche la testa. “Siccome andavo bene non solo in salita, ma anche in volata, m’ iscrissi alla scuola Fausto Coppi al Vigorelli. Era il 1959. La mattina pollivendolo, in bici o col motorino, legavo una gabbietta con pulcini, anatre e ochette, andavo al mercato, le tenevo buone in un recintino con insalata e polenta, tornavo a casa quando le vendevo. Il pomeriggio in pista: giravo, studiavo, copiavo, sprintavo, rallentavo, tentavo il surplace, cadevo, mi attaccavo alla rete, i piedi dentro nei puntapiedi, io e la bici sdraiati, appesi, in bilico, come su una parete. Non mi restava che chiamare il Renzo, il custode, per farci tirare giu’ “. Le provava tutte, il Vanni, nel senso delle volate. “Potevo cambiare dieci volte in una volata sola. Io li guardavo tutti, i miei avversari, e mi sembrava che non ce ne fosse uno piu’ debole di me. Allora m’ ingegnavo. Se il mio avversario preferiva partire lungo, lo facevo partire il piu’ corto possibile. Se preferiva fare la volata in testa, gli stavo davanti. Se preferiva lanciarsi, lo facevo partire da fermo. Se preferiva partire da dietro, facevo il surplace. Ho il record del mondo di surplace: un’ ora, 5 minuti e 5 secondi, Varese, campionati italiani 1968, semifinale con Bianchetto. Poi svenuto. Lui. In finale con Beghetto. Perso. Io”. Le provava tutte, il Vanni, “perche’ in pista non si guarda in faccia a nessuno. Il gioco del su e giu’ . Il gioco che a 70 all’ ora lo lasci passare e poi lo mandi sul prato o lo sbatti sulla rete. Il gioco che in certi punti della pista ci si sta da soli”. Le provava tutte, il Vanni, campione italiano fra allievi, esordienti e dilettanti, campione olimpico a Tokyo, “e le Seigiorni. A Montreal si correva nello stadio dell’ hockey, due rettilinei e due virgole come curve, li’ s’ imparava alla svelta, e chi non imparava, volava via. La prima sera me lo vedo ancora, De Lillo, che volava sopra i tavoli. Di Seigiorni ne ho fatte una decina e, a Melbourne, in Australia, ho anche vinto. Bel mondo di banditi, in pista, e fuori. Una volta Faggin fece ritirare i premi a un certo Campana, italiano, che abitava li’ , Adelaide, Australia. Campana ritiro’ volentieri i premi, ando’ a giocarli ai cavalli e non si fece piu’ vedere”. Marco Pastonesi

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